Intervista a Roan Johnson

by gossipleggo

Di Paola Viva

-Cominciamo!! Ci parli di lei…
《Io mi chiamo Roan Johnson e questo strano cognome deriva dal fatto che mio padre è di Londra e mia madre è di Matera e questo strano nome è perché sono tutti e due un po’ mattarelli,però sono cresciuto a Pisa quindi se mi dovessero chiedere di dove sono, risponderei di Pisa. Ho iniziato come scrittore e sceneggiatore, poi regista e adesso scrivo e dirigo film e serie tv》.

-Come ha vissuto questo periodo di crisi e come lo sta vivendo? In che modo ha influenzato il
suo lavoro?
《Questo periodo di questa strana crisi e pandemia è stato ovviamente vissuto come una sorta di montagna russa di emozioni per cui un giorno dicevo “che sarà mai, è solo un’influenza” e il giorno dopo “forse moriremo tutti”. Sta di fatto che penso che sia un periodo veramente particolare,che rimarrà impresso per sempre nelle nostre vite. Ho provato poi a esorcizzarlo e raccontarlo sia col Barlume,ambientando due puntate durante la pandemia, sia con un film che si chiama “State a casa”, che invece parla della prima chiusura. Di quattro ragazzi che vivono insieme in affitto dopo l’università in una casa e si ritrovano nel mezzo del lockdown.》

-Come si è appassionato al mondo dello spettacolo ?
《Mi sono appassionato al mondo dello spettacolo un pochino, devo dire, per caso. Credo che comunque la strada sarebbe stata un lavoro creativo, anche perché per le mie difficoltà e problemi psicologici non avrei potuto fare un lavoro normale. Quindi,a un certo punto,è capitato che mi iscrivessi all’università a Pisa a “Discipline dello Spettacolo” e da lì è iniziato il vero amore per il cinema, che poi mi ha portato a fare il Centro Sperimentale, dove ho trovato dei grandi insegnanti ma anche dei grandi coetanei,tutti con la stessa passione per il cinema,le serie e la letteratura.》

-Chi l’ha ispirata di più in questo campo?
《L’ispirazione per questo lavoro è venuta da tante diverse fonti . Credo che sia iniziata sicuramente con la lettura e con gli scrittori e poi sono arrivati il cinema e i registi. Ero un ragazzo che comunque leggeva molto(e mi rifugiavo anche un po’ nel mondo della letteratura)e poi si è affacciato al cinema solo dopo. Sono comunque una persona che non è che si appassiona a un filone ed entra dentro una sorta di tunnel in cui vede magari solo horror,solo commedie, solo film di genere ecc,ma che in generale varia molto; quindi le fonti sono diverse e variegate. Di sicuro,però, diciamo che c’è stata anche un’ispirazione a livello invece umano, personale, soprattutto al Centro Sperimentale. Ho avuto a che fare con grandi sceneggiatori come Umberto Contarello, Doriana Leondeff ma anche con grandi registi come Gianni Amelio, Paolo Virzì. Non dobbiamo nemmeno sottovalutare il fatto che anche i miei colleghi studenti erano fonte d’ispirazione per me. Da loro ti arriva tanta ispirazione, che è una fonte fondamentale del lavoro. Quindi sempre guardare i grandi maestri, ma anche chi lavora affianco a te in questo percorso.》

-Qual è stata l’esperienza che l’ha formata di più?
《L’esperienza che mi ha formato di più probabilmente è un lungo percorso di piccoli scalini, che da un punto di vista educativo è stato il Centro Sperimentale. Quei tre anni sono stati fondamentali per decidere proprio che avrei voluto fare questo mestiere. Io sono entrato al Centro Sperimentale come sceneggiatore,quindi ho scritto i film e le serie e poi dopo son passato alla regia. Invece,probabilmente,dal punto di vista di set e registi, l’esperienza più formativa è stata quando ho girato il mio film “Fino a qui tutto bene”, che è stato un film che ho autoprodotto e quindi ho dovuto prendermi l’incarico di tutti gli aspetti del set, della produzione, del “dietro le quinte” e questo ha fatto sì che per la prima volta riuscissi ad avere una visione completa di quello che è il mestiere cinema.Quello è sicuramente stato il film che mi ha fatto capire che avrei dovuto fare il regista.È stato sicuramente un momento di svolta nella mia carriera professionale.》

-Pensa che i social possano essere dei buoni mezzi di comunicazione?
《Che i social siano dei buoni mezzi di comunicazione è sotto gli occhi di tutti e ormai bisognerà capire quanto la preponderanza dei social continuerà ad aumentare o se ci sarà un momento di pausa e di riflessione. Di sicuro sono uno strumento potentissimo e,come tale, bisogna vedere che uso se ne fa. Credo che siano una delle più grandi rivoluzioni a livello sociale,psicologico che abbiamo vissuto e sono anche sicuramente una forma di dipendenza. Bisogna stare sicuramente attenti all’occhio,perché creano dei meccanismi anche morbosi. Quindi,come tutti gli strumenti,bisogna saperli usare e farci un po’ una riflessione, anche perché sono entrati come una valanga,a gamba tesa sulle nostre vite. Ancora secondo me non abbiamo capito nè tutte le potenzialità nè tutti i pericoli che nascondono.》

-Ci sono progetti in corso?
《Quest’anno ho lavorato molto,a discapito della pandemia. Estate scorsa ho girato le due puntate del Barlume. A novembre ho girato il film “State a casa” e poi ho fatto una serie sempre Palomar e Prime Video su Monterossi,tratta da dei romanzi di Alessandro Robecchi. Ora sto finendo di girare il Barlume,quindi diciamo che ho dato quest’anno . Sono un po’ stanco e sopraffatto, quindi ora credo sia giusto fermarsi, finire il montaggio, pensare un po’ a scrivere . Credo che mi debba riposare un po’ e sgombrare la testa da tutte le cose che sono avvenute quest’anno, non solo dal punto di vista creativo, ma anche umano e sociale.》

-Un consiglio per chi vuole intraprendere questa strada.
《 I consigli per chi vuole intraprendere questa strada variano in base a quello che uno vuole fare. Fondamentalmente, sono due. Uno è provare a fare le cose, fare sempre, non aver paura. Si diventa bravi facendo le cose, finendole e vedendo il prodotto finito; magari facendolo vedere anche a chi può e sa dare consigli e giudizi . L’altro è provare le grandi scuole d’eccellenza. Per il cinema, il Centro Sperimentale. Per chi vuole intraprendere la recitazione o il teatro la Silvio d’Amico, il Piccolo a Milano, lo Stabile di Genova ecc. Più la selezione è dura,meglio è. Se paghi riesci a fare tutto, ma uno deve riuscire sin da subito a confrontarsi col fatto che il mondo dello spettacolo è un mondo in cui arrivano molti no, molte frustrazioni e dove è sempre difficile capire se effettivamente si ha un talento o un futuro possibile; altrimenti diventa davvero un percorso troppo frustrante. Quindi trovare sempre dei giudici, anche severi con cui confrontarsi e magari prendere sin da subito le porte in faccia ma non arrendersi e continuare ad andare avanti.》

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